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La città labirinto


Un’oasi al confine tra Libia, Algeria e Tunisia, a due passi dal grande Erg, ossia il mare di dune occidentale.
Gadames, l’antica Cydamus, è da sempre un punto di incontro e di scambio: un’isola magica, misteriosa, fiera e decadente. L’UNESCO ha dichiarato questo villaggio carovaniero dal mitico passato patrimonio dell’umanità. Acqua e palme sono gli ingredienti immancabili di ogni oasi e Gadames non fa certo eccezione.

La città si sviluppa intorno all’ain-al-faras, la “fonte della vacca”: prende il nome dall’antica leggenda secondo cui fu una giumenta ad indicare ad un gruppo di berberi una piccola vena acquifera sulla sabbia. Intorno ad essa si è poi sviluppata l’oasi leggendaria di Gadames. Ma la magia di questa città del deserto è tra le case della città vecchia, cui si accede da una delle sette porte: come per Alice che inseguiva il suo gatto, queste immettono in un mondo magico, dominato dalla sabbia gialla sul terreno, dai drammatici chiaroscuri delle case bianche nella penombra e dal blu brillante che irrompe prepotente dalle rare aperture squadrate sulle volte dei vicoli. Gadames è un vero labirinto. Difficile stabilire a priori dove andare e cosa vedere: ci si lascia guidare dai sensi, da un bambino che grida all’improvviso o dai sussurri dietro la porta d’ingresso di qualche scuola coranica.

Le moschee a Gadames sono numerose e presentano tracce bizantine più marcate che altrove. I pochi minareti accessibili costituiscono un ottimo punto di osservazione per riemergere e dominare il paesaggio dall’alto: ci si accorge allora dell’unicità e della magia di Gadames. Ogni tanto il ritmo irregolare e tortuoso dei vicoli s’interrompe all’improvviso in piccole piazze, come accade a Genova o Venezia. Di particolare suggestione è la usaiet al-tita, la piazza del gelso.

Negli ultimi cinquant’anni Gadames è cambiata moltissimo: prima la massiccia emigrazione verso Nord poi la costruzione della città nuova, adiacente a quella antica. Se da un lato ne ha impedito lo stravolgimento urbanistico, preservandola intatta, dall’altro ne ha determinato lo spopolamento quasi totale. Gadames è facilmente raggiungibile da Tripoli: si trova da secoli sulle rotte di chi vuole scendere nel Sahara occidentale dal Mediterraneo. Arrivarci di notte è straniante: una moschea enorme rischiara la notte con le sue intensissime luci al neon, come accade in molte città dei deserti libici, egiziani e sudanesi.
Gli italiani arrivati da queste parti ottant’anni fa hanno fatto tutto sommato pochi danni: hanno edificato un forte che ora ospita un piccolo museo, eseguito qualche scavo archeologico e spostato l’accento di Gadames sulla e finale. Agli inizi di ottobre la città si trasforma in occasione delle feste tuareg: danze, canti e gare di cammelli. Una kermesse cui partecipa tutta la comunità, dando vita ad un evento formidabile e ricco di antiche suggestioni.
Un’altra festa si svolge due mesi più tardi a Ghat, avamposto tuareg più a Sud, vicino a Djanet, ma sempre in territorio libico, nel Fezzan: la si raggiunge partendo da Gadames e, attraverso lo spettacolare erg Awbari, passando per Germa, l’antica capitale dei Garamanti.

Infine, quando il sole sta per tramontare ci si sposta a pochi chilometri dalla città, per un assaggio dello spettacolare tramonto sahariano: il sole scende rapidamente dietro le dune, dove l’orizzonte ignora i confini politici e lascia spazio alla fredda notte di Gadames.

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