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Archeologia e oasi

Tripolitania Cirenaica e Ghadames, la perla del deserto



LIBIA ARCHEOLOGICA 6-14 AGOSTO 2002. Un viaggio organizzato da: NBTS VIAGGI... fuori dai luoghi comuni.

BENGAZI 6 agosto

Dopo aver percorso le coste caraibiche, e aver conosciuto lo stile di vita e la cultura del centro e Sudamerica, una nuova avventura mi si parava di fronte. Era l’Africa, un continente cosi vasto, e perciò cosi vario. L’occasione era quella di scoprire la Libia, in un tour organizzato (un'altra nuova esperienza). Erano passati solo pochi giorni dalla mia più grande decisione, quella di cambiare lavoro… Una scelta di vita nella quale avevo deciso di abbandonare la nave per dirigermi da solo dall’altra parte del mare con una mia piccola ma affascinate barca a remi, in cui dovevo impegnarmi per navigare.

Per la prima volta mi trovavo, per scelta, sulla terrazza posta all’ultimo piano di uno di quei grandi alberghi, che troppo sanno di nuovo. Non che li disdegnassi, ma fino ad allora avevo sempre preferito sistemazioni meno lussuose e decisamente più avventurose e consone alla mia figura… quelle cose che sanno più di “vero” in cui ci si trova a contatto con la gente del posto, con la loro vita, con le loro difficoltà di ogni giorno e con le loro piccole cose quotidiane.

Il sole era appena tramontato su un umido orizzonte bagnato dal mare, tutto intorno iniziavano ad accendersi le luci della città e i fari del traffico nelle strade.

In Europa in quel periodo, venivamo bombardati dai media con il “mostro” arabo. I vari, afgani, palestinesi… a dir la verità non mi sembravano poi tanto diversi da noi. Si era solo voluto creare un muro tra due culture diverse, in cui noi eravamo i buoni e loro i cattivi.

Quello che avevo di fronte ai miei occhi non sembrava nemmeno tanto diverso da altre città di mare, ma era l’Africa del nord, dove greci e romani nell’antichità avevano stabilito le loro dimore, o per dirlo come si direbbe ora, le loro colonie.

Donne con il velo in testa e in lontananza il suono di melodiose musiche arabe, davano il via al mio nuovo confine: l’Africa.


RIENTRO A BENGAZI 7 agosto

La luce era ormai poca sulla strada del ritorno per la città di Bengazi. La giornata era stata lunga… iniziata di buon mattino ci aveva portato sull’altipiano delle Montagne Verdi facendoci vedere dapprima le costruzioni lasciate dagli Italiani negli anni 30’ per poi ammirare e costeggiare le spiagge desolate e incontaminate del paese.

La meta di oggi era Cyrene detta l’Atene d’Africa, per le rovine tramandateci dal tempo, costruite dapprima dagli abitanti dell’isola greca di Santorini, e modellate poi da romani e bizantini a seconda delle esigenze. Alcune colonne, mosaici raffinati e ampi e maestosi templi, restano scolpiti nel tempo per ricordarci la grandezza toccata da queste civiltà, che hanno fatto da culla all’arte e alla filosofia.

Sulla strada che collegava Cyrene al suo porto naturale, allora fondamentale per il commercio, circa 14 chilometri, sorgono centinaia e centinaia di tombe di varie forme, grandezze e stili. Doveva essere un esperienza unica percorrere allora tale strada che collegava Cyrene ad Apollonia. Di quest’ultima ci resterà per sempre scolpito nella memoria, il ricordo delle acque cristalline del mare che quasi toccava uno splendido teatro greco-romano, le urla di un gruppo di bambini divertiti che nuotavano nel mare e in lontananza il richiamo del “Muezzin” che con voce devota ricordava ai fedeli il momento della preghiera al Dio.


SULLA STRADA PER ZLITEN 8 agosto

Oggi è la giornata del trasferimento, dalla Cirenaica alla Tripolitania, 800 chilometri passati tra l’orizzonte del deserto e le spiagge accarezzate da un mare ancora incontaminato. Di tanto in tanto la nostra corsa è interrotta dai padroni di queste terre isolate: i cammelli.

Spesso al nostro passaggio le mandrie di cammelli, che pascolano nel terreno ancora dominato da piccoli arbusti e dagli irti cespugli, incrociano la strada quasi a volerci ricordare che i nostri mostri meccanici sono solo ospiti di passaggio nei loro territori… destinati a morire se lasciati soli in questo aspro terreno predesertico. Durante una di queste fermate obbligate, per la prima volta ho avuto l’occasione di osservare da vicino, in tutta la loro regalità, questi animali del deserto.


TRIPOLI GHADAMES 10 agosto

Eccolo finalmente il tanto decantato deserto, una sensazione unica, il vuoto… stupore e gioia mi suscitava tale paesaggio, le rocce che erano sopravissute alla distruzione del sole sembravano parlarmi per dirmi che prima di questo vuoto assoluto, questa morte apparente qui esistevano altre forme di vita, sterminati campi verdi e fiori multicolori, rigogliose piante e animali bellissimi che vivevano qui, sotto un sole cocente con lo sfondo di altissime montagne che ora si sono trasformate in cumuli di rocce spuntate, erose dal vento che ora soffia impavido su questo manto di sabbia. Ora è lui il vero padrone di questo angolo di mondo, nulla più è in grado di contrastarlo, quando gli pare gioca alzando in cielo tornadi di sabbia, ci accarezza caldo per darci sollievo sotto a questo sole cocente, scherza spostando dune fin sopra l’asfalto di questa strada diritta e interminabile… unico diversivo per il nostro autista che con lo stesso spirito dei pionieri del passato ci ha condotto fino a Ghadames, l’oasi alle porte del deserto, che per gli antichi viaggiatori delle carovane del deserto doveva apparire come un vero e proprio miraggio.


GHADAMES 11 agosto

Oltrepassiamo la porta dell’antico mistero e subito ci rendiamo conto di quanta saggezza celavano questa bianche mura, erette nel bel mezzo del deserto. Un labirinto di piccoli viottoli che danno conforto, ombra e riparo e tutti coloro che vi si aggirano.

Ora questo villaggio è stato svuotato e sono state date delle case moderne a coloro che lo abitavano. E’ come aver tolto l’aria, l’acqua, le tradizioni e la cultura a questa gente cordiale e pacifica. Berberi Tuareg e Arabi vivono sotto lo stesso cielo, dentro la stessa oasi, in pace da migliaia di anni. Passeggiando tra gli antichi vicoli di tanto in tanto si incontrano delle piccole piazze ventilate dove al centro vi sono stati posti graziosi alberi che rubano i raggi del sole cocente e donano ombra e riparo a coloro che sostano per riposare.

La prima strada asfaltata da Tripoli per Ghadames fu costruita durante il periodo degli italiani, quella che allora era chiamata “La freccia del deserto” impiegava ben tre giorni per collegare le due città. Di tanto in tanto si possono notare, ai lati della comoda e rapida autostrada odierna, i resti della piccola striscia di asfalto, oramai cotto dal sole, che ci accompagna lenti nella nostra discesa a Ghadames. Più avanti dove cespugli e arbusti lasciano spazio solo a sabbia e pietre sono i tralicci dell’elettricità ad accompagnarci, indicandoci la via da seguire per raggiungere l’oasi. Ci tengono un po’ compagnia questi giganti di ferro costruiti dall’uomo. Fa pensare comunque la fatica compiuta da uomini di allora e di oggi che ci permette di dire che Ghadames non è più un oasi nel deserto ma una caratteristica città a poco più di 5 ore dalla capitale Tripoli. Pensiamo però che prima dell’avvento dei motori, Ghadames era collegata con il resto del mondo solo dalle carovane del deserto, uniche portatrici di novità, notizie dal mondo lontano, solo così ci si può spiegare l’appellativo di oasi nel deserto.


IL SOUQ DI TRIPOLI 12 agosto

Non che finora mi sia mancata l’atmosfera africana, ma quella prettamente araba si…

Tempo di lasciare i bagagli nel consueto albergo di lusso, dove ognuno si sente un po’ a casa sua accendendosi la televisione o disponendo di una doccia e di un bagno con ogni accessorio al suo posto, ed ecco che si parte per il souq.

Me lo ero immaginato, odori colori e chiasso, ma quello in cui stavo entrando, da una porta della fortezza, li da sempre a difesa della città, non era proprio così, si l’unico comun denominatore era il chiasso e il caos che dominava per gli stretti vicoli della vecchia città ma le mille vetrine ricoperte e adornate con gioielli d’oro tempestati da pietre luccicanti di vari colori, no quelle non le avrei mai potute immaginare. Osservando da vicino un bracciale fatto in stile moresco, la mia mente è tornata per un attimo ai libri e ai racconti di sultani con le loro mille e una notte.

Anche se la folla che correva veloce e accalcata, cosi come scrivo, può sembrare qualche marciapiede occidentale durante gli acquisti di Natale, qui era tutt’altro. Smisi di sognare, aprii gli occhi e capii di essere dentro a qualcosa di nuovo: il Medio Oriente, la Libia, Tripoli.

Roberto Bao

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